Il celebre Dies irae (“giorno dell’ira”)è una sequenza della liturgia risalente al ix secolo, la cui origine è legata alle usanze dei monasteri francesi e in particolare normanni. Si tratta di un monito terrifico, che vividamente descrive il giudizio universale. Viene attribuito con qualche dubbio a Tommaso da Celano. Di forma strofica, come un inno, questo componimento poetico è arrivato sino a noi conservando intatta la sua forza lapidaria.
Tale sequenza è “omofonica”, ciò significa che i cantori, nell’intonarla, non sovrappongono più melodie, al contrario di quello che accade nella polifonia.
Il celebre Dies irae (“giorno dell’ira”)è una sequenza della liturgia risalente al ix secolo, la cui origine è legata alle usanze dei monasteri francesi e in particolare normanni. Si tratta di un monito terrifico, che vividamente descrive il giudizio universale. Viene attribuito con qualche dubbio a Tommaso da Celano. Di forma strofica, come un inno, questo componimento poetico è arrivato sino a noi conservando intatta la sua forza lapidaria.
Tale sequenza è “omofonica”, ciò significa che i cantori, nell’intonarla, non sovrappongono più melodie, al contrario di quello che accade nella polifonia.
Nel xiii secolo, soprattutto nella Francia meridionale, alcune fra le donne di corte erano ben in grado di dedicarsi allo studio e alla pratica di strumenti musicali, del canto e alla composizione poetica. Ciò diede luogo all’interessante fenomeno delle “trovatrici”, o trobairitz, di cui fu autorevole esponente Beatriz de Dia, conosciuta come la Contessa di Dia. Le sue poesie documentano, attraverso un sofisticato trobar leu (cioè un “canto lieve, leggero”, opposto al criptico trobar clus, un “canto chiuso, ermetico”) il suo amore per Rimbaud d’Orange (1146-73). La canzone A chantar m’er de so qu’eu no volria (“Devo
cantare ciò che non vorrei”) ci è giunta nella sua interezza ed è perciò particolarmente significativa per capire come dovevano suonare, alle orecchie degli ascoltatori contemporanei, le liriche della tradizione trobadorica.
Nel xiii secolo, soprattutto nella Francia meridionale, alcune fra le donne di corte erano ben in grado di dedicarsi allo studio e alla pratica di strumenti musicali, del canto e alla composizione poetica. Ciò diede luogo all’interessante fenomeno delle “trovatrici”, o trobairitz, di cui fu autorevole esponente Beatriz de Dia, conosciuta come la Contessa di Dia. Le sue poesie documentano, attraverso un sofisticato trobar leu (cioè un “canto lieve, leggero”, opposto al criptico trobar clus, un “canto chiuso, ermetico”) il suo amore per Rimbaud d’Orange (1146-73). La canzone A chantar m’er de so qu’eu no volria (“Devo
cantare ciò che non vorrei”) ci è giunta nella sua interezza ed è perciò particolarmente significativa per capire come dovevano suonare, alle orecchie degli ascoltatori contemporanei, le liriche della tradizione trobadorica.
Dal codice Chantilly, la canzone d’amore Belle, Bonne, Sage, la cui partitura assume l’aspetto di un allegorico cuore (Chantilly, Musée Condé), è un ottimo esempio dell’Ars subtilio medievale. Questa tecnica consisteva nel creare melodie su pentagrammi di una foggia tutta particolare, volta a stupire e suscitare curiosità in chi osservava lo spartito.
Baude Cordier, l’autore di questo brano, aveva un modo di melodiare originale ed “emotivo”: lo spartito ha la forma di un cuore, allegoria del dono da dedicare all’amata: il compositore offre alla donna il suo amore con la musica:
«O bella, buona, saggia, nobile
e gentile, in questi giorni che
la stagione si rinnova, vi faccio
il dono di una nuova canzone
dentro al mio cuore che a voi
si dichiara. Non siate riluttante
ad accettare questo dono, vi
supplico mia dolce damigella.
Vi amo così tanto da non
avere nessun altro proposito.
Sappiate inoltre che voi siete
famosa per essere definita da
tutti: fiore di bellezza tra tutti il
più bello».
Dal codice Chantilly, la canzone d’amore Belle, Bonne, Sage, la cui partitura assume l’aspetto di un allegorico cuore (Chantilly, Musée Condé), è un ottimo esempio dell’Ars subtilio medievale. Questa tecnica consisteva nel creare melodie su pentagrammi di una foggia tutta particolare, volta a stupire e suscitare curiosità in chi osservava lo spartito.
Baude Cordier, l’autore di questo brano, aveva un modo di melodiare originale ed “emotivo”: lo spartito ha la forma di un cuore, allegoria del dono da dedicare all’amata: il compositore offre alla donna il suo amore con la musica:
«O bella, buona, saggia, nobile
e gentile, in questi giorni che
la stagione si rinnova, vi faccio
il dono di una nuova canzone
dentro al mio cuore che a voi
si dichiara. Non siate riluttante
ad accettare questo dono, vi
supplico mia dolce damigella.
Vi amo così tanto da non
avere nessun altro proposito.
Sappiate inoltre che voi siete
famosa per essere definita da
tutti: fiore di bellezza tra tutti il
più bello».
La Symphonie fantastique ( il titolo completo del poema sinfonico, datato 1830, è più lungo: “Episodio della vita di un artista, sinfonia fantastica in cinque parti”) del compositore ottocentesco Hector Berlioz ben rappresenta l’apoteosi del macabro nel Romanticismo. Nel V movimento viene utilizzata la melodia gregoriana del Dies irae , in un contesto grottesco entro un’atmosfera di sabba che ne trasfigura e ne deforma il senso. Quello di Berlioz è stato senz’altro,
l’utilizzo più pittoresco di questa fortunata sequenza da parte di un compositore.
La Symphonie fantastique ( il titolo completo del poema sinfonico, datato 1830, è più lungo: “Episodio della vita di un artista, sinfonia fantastica in cinque parti”) del compositore ottocentesco Hector Berlioz ben rappresenta l’apoteosi del macabro nel Romanticismo. Nel V movimento viene utilizzata la melodia gregoriana del Dies irae , in un contesto grottesco entro un’atmosfera di sabba che ne trasfigura e ne deforma il senso. Quello di Berlioz è stato senz’altro,
l’utilizzo più pittoresco di questa fortunata sequenza da parte di un compositore.
Totentanz (in tedesco “danza dei morti”) è una composizione per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, molto temuta dai pianisti per le sue eccezionali difficoltà di esecuzione. Il celebre pianista virtuoso dell’epoca romantica, fu grande sostenitore e persino “studioso” della Sinfonia fantastica di Berlioz. Anch’egli fu catturato dalla magia del Dies irae e dalla forza “attivamente contemplativa” di questi versi e ne trasfuse la melodia in Totentanz. Il
brano gli fu ispirato da una personale visita al Camposanto di Pisa, dove a tutt’oggi si può ammirare un grandioso affresco sul Trionfo della morte, attribuito al pittore fiorentino Buffalmacco. In epoca romantica la “danza macabra” divenne del resto un vero e proprio genere musicale dai fertili sviluppi.
Totentanz (in tedesco “danza dei morti”) è una composizione per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, molto temuta dai pianisti per le sue eccezionali difficoltà di esecuzione. Il celebre pianista virtuoso dell’epoca romantica, fu grande sostenitore e persino “studioso” della Sinfonia fantastica di Berlioz. Anch’egli fu catturato dalla magia del Dies irae e dalla forza “attivamente contemplativa” di questi versi e ne trasfuse la melodia in Totentanz. Il
brano gli fu ispirato da una personale visita al Camposanto di Pisa, dove a tutt’oggi si può ammirare un grandioso affresco sul Trionfo della morte, attribuito al pittore fiorentino Buffalmacco. In epoca romantica la “danza macabra” divenne del resto un vero e proprio genere musicale dai fertili sviluppi.
Dal codice Chantilly, il canone Tout Par Compas è un valido esempio delle sperimentazioni introdotte dall’Ars subtilior: il pentagramma ha un che di spettacolare, ruota su sé stesso in un vertiginoso cerchio che allude alla perfezione del creato. Il canone, in musica, è una particolare forma di organizzazione dei movimenti contrappuntistici, secondo la quale a una prima melodia di riferimento vengono progressivamente a sovrapporsi altre voci che ne imitano l’andamento (un esempio conosciuto è ”Fra’ Martino campanaro”),
Il testo recita:
«In questo rondeau sono stato propriamente
composto con un compasso per essere cantato più
correttamente. Compagno, guarda chiaramente
come sono disposto, ti prego. Tre tempi interi per te
sono stati posti, cosicché puoi cantarmi in caccia
gioiosamente se nel canto sei a me fedele. Signore,
vi prego affinché preghiate per colei che mi ha
creato, lo dico a tutti con semplicità».
Dal codice Chantilly, il canone Tout Par Compas è un valido esempio delle sperimentazioni introdotte dall’Ars subtilior: il pentagramma ha un che di spettacolare, ruota su sé stesso in un vertiginoso cerchio che allude alla perfezione del creato. Il canone, in musica, è una particolare forma di organizzazione dei movimenti contrappuntistici, secondo la quale a una prima melodia di riferimento vengono progressivamente a sovrapporsi altre voci che ne imitano l’andamento (un esempio conosciuto è ”Fra’ Martino campanaro”),
Il testo recita:
«In questo rondeau sono stato propriamente
composto con un compasso per essere cantato più
correttamente. Compagno, guarda chiaramente
come sono disposto, ti prego. Tre tempi interi per te
sono stati posti, cosicché puoi cantarmi in caccia
gioiosamente se nel canto sei a me fedele. Signore,
vi prego affinché preghiate per colei che mi ha
creato, lo dico a tutti con semplicità».